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18 Dicembre 2019

La tua associazione, è veramente TUA?

Stefano Marini Scritto da Stefano Marini
Categoria dell'articolo: Commercialista Per Associazioni
La tua associazione, è veramente TUA?

Come avrai capito se ci segui da un po’, noi di TeamArtist vogliamo raccontare la realtà per quello che è.

Per questo motivo rifiutiamo sia la retorica di quanto siano belle e generose tutte le associazioni italiane, che spesso sentiamo raccontare da tanti rappresentanti del terzo settore, sia quella sempre più diffusa che tutte le associazioni siano gestite da persone che vogliono evadere il fisco.

Quando si guarda la realtà per quello che è si capisce che all’interno del mondo associativo ci sono moltissime situazioni diverse, in cui spesso il confine tra giusto e sbagliato non è così netto come vogliono farci credere.

Bada bene, non stiamo qui parlando delle false associazioni. Quelle non le vogliamo, non ci interessano, anzi le combattiamo quotidianamente.

Parliamo di associazioni fatte da persone per bene, ma che sanno anche che la teoria è molto diversa dalla pratica.

Per questo tutti i manuali che parlano di associazioni ti racconteranno all’infinito che l’associazione è un’organizzazione democratica in cui ogni socio ha pari diritti rispetto agli altri.

Ma questo è vero sul piano formale, perché nella realtà c’è sempre qualcuno che si è impegnato più di altri.

Qualcuno che ha investito il proprio denaro per avviare l’attività. Qualcuno che ha investito nell’associazione tutto il suo tempo libero.

Per questo non possiamo sorprenderci se il presidente o i soci fondatori spesso interpretano l’associazione come qualcosa di loro proprietà.

Ti svelo un segreto: è normale equiparare il proprio essere soci dell’associazione all’essere socio di una azienda profit.

A questo si somma il fatto che il termine socio viene utilizzato sia nel contesto profit sia nell’ambito di organizzazioni no profit.

In realtà essere socio di una società profit o di una organizzazione no profit ha delle similitudini ma anche delle profonde differenze.

Un socio di una associazione può vantare gli stessi diritti sulla gestione che ha un socio di una azienda. Entrambi, infatti, hanno il diritto di eleggere l’organismo di governo, che nel caso di un’associazione è chiamato consiglio direttivo, mentre in un’azienda è chiamato consiglio di amministrazione.

Come ti dicevo, ci sono delle differenze sostanziali che distinguono l’essere socio di una realtà no profit rispetto ad una profit.

  • il principio di non divisione degli utili: gli eventuali utili generati dall’attività dell’associazione non possono mai essere ripartiti fra i soci, neanche a seguito dello scioglimento della associazione.

L’utile infatti deve essere sempre reinvestito all’interno delle attività dell’associazione e la sua destinazione deve essere chiaramente indicata nel verbale di assemblea dei soci in cui viene approvato il rendiconto economico e finanziario annuale.

Anche in caso di scioglimento l’eventuale utile dovrà essere destinato a un’organizzazione no profit operante nel medesimo settore o in un settore analogo.

Quello che avanza non può essere mai diviso fra i soci o fra alcuni di essi.

Attenzione però, il principio di non divisione degli utili non significa che l’associazione non possa retribuire alcuni dei suoi soci per l’attività che svolgono in nome e per conto dell’associazione. Bisogna però verificare per bene cosa è possibile o cosa non è possibile fare, magari facendosi guidare da un buon associazionista.

  • Le quote sociali non sono cumulabili: in un’Associazione ogni socio ha diritto a un voto. Anche il voto per delega, quando previsto dallo Statuto, è strettamente limitato proprio per evitare che un socio possa avere un peso maggiore  in sede di assemblea.

All’interno di una società profit invece è possibile che i soci siano proprietari di quote diverse è che quindi il loro voto abbia un peso diverso in sede di decisione.

  • La quota sociale all’interno dell’associazione non può essere cedibile né rivalutabile: il socio di una associazione non può rivendere la propria quota ad altri, tanto meno a un valore superiore di quello che ha versato.

Ovviamente così non è all’interno di un’azienda. Da questo deriva una considerazione per niente banale.

Non è possibile vendere ad altri la propria associazione.

Lo ripeto: NON POTETE VENDERE AD ALTRI LA VOSTRA ASSOCIAZIONE!

Va ribadito perché questo a volte è in contrasto con la percezione comune.

Moltissime persone fondano un’associazione col pensiero di star avviando un attività propria. La logica è semplice: l’ho fondata io, ci ho investito io, per cui quando la mollo la rivendo.

Perché alla fine l’associazione è mia e quindi nessuno può portarmela via gratis.

Questo non è un ragionamento eticamente sbagliato. È normale che quando uno ha messo anima, cuore e soldi personali per l’avvio, pensi che qualcuno debba pagarti se subentra a te. Ma questo è sbagliato dal punto di vista legale.

Detto ciò ci sono tanti modi per far sì che i fondatori tutelino il loro lavoro e investimento iniziale, a condizione che siano stati costruiti prima gli asset e le garanzie necessarie per poter fare questa operazione.

Per questo, soprattutto se hai investito personalmente nell’attività dell’associazione, è bene farti seguire nella gestione da professionisti seri, che possano garantirti una gestione perfetta – a prova di controllo fiscale – ma anche possano orientarti sulle scelte da fare per tutelare, per quanto possibile, il tuo investimento personale.

Questo tipo di consulenza strategica è quella che garantiamo ai nostri clienti BLINDO, coloro cioè che hanno deciso di affidarsi a Teamartist per la gestione completa dell’associazione.

Se vuoi capire meglio come funziona BLINDO, puoi cliccare il link qui sotto per maggiori informazioni

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Alla prossima!

Stefano Marini

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