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16 Gennaio 2020

Il problema n°1 della tua associazione

Stefano Marini Scritto da Stefano Marini
Categoria dell'articolo: Gestione dell'associazione
Il problema n°1 della tua associazione

Come sai noi di Teamartist parliamo sempre dell’importanza di avere una associazione gestita bene e in linea con le richieste del Fisco italiano.

Sappiamo però che una corretta gestione dell’associazione è condizione necessaria, ma non sufficiente, per avere un’associazione che funziona.

Sapere come gestire l’associazione, avere i documenti in regola, uno statuto corretto, sono le basi per lavorare bene.

Se già su questi aspetti di base pensi di essere carente devi prima di tutto sistemare quelli, magari partendo da un controllo generale dell’associazione che puoi fare organizzando una ISPEZIONE FISCALE SIMULATA.

Ma, come ti dicevo, avere tutte le carte in ordine non basta. Il vero problema che tutti hanno quando gestiscono un’associazione è non avere abbastanza soldi. Questo è il motivo per cui le associazioni chiudono, spesso con i debiti.

Parliamo ogni giorno con decine di presidenti di associazione, e la solfa è sempre la stessa.

Non ci sto dentro con i costi”, “Non posso alzare i prezzi altrimenti vanno da quell’altro” , “Sono sempre con l’acqua alla gola e alla fine dipendo dalla buona volontà dei volontari o dei miei collaboratori che mandano avanti le cose per due spicci”,  e così via.

Insomma, il problema è sempre lo stesso. Non girano abbastanza soldi.

E i soldi in associazione sono importanti. Importanti per avere spazi e attrezzature di livello, importanti per fare una buona promozione, importanti per pagare bene i bravi collaboratori e non farli scappare, importanti per pagare un bravo associazionista che sappia seguire la tua associazione per la gestione fiscale, amministrativa e che ti possa garantire di essere a posto e di dormire sonni tranquilli senza rischiare anche i tuoi risparmi.

Ma senza i soldi, niente di tutto questo funziona.

Devi impazzire per trovare qualcuno che ti dia una mano praticamente gratis, devi chiedere al commercialista amico del tuo amico -che di associazioni ne sa poco o nulla- di farti almeno le dichiarazioni fiscali, devi sperare che ti arrivi qualche sponsor per chiudere l’anno.

Insomma, una vita infernale.

In apparenza questo problema  affligge le associazioni più piccole. In realtà, è un problema che vale anche (se non di più) per le associazioni grandi.

In queste associazioni il problema non è tanto che non girino soldi, che magari girano anche in abbondanza. Il problema è che a fronte di entrate alte, anche le spese sono alte e spesso i soldi vengono messi su cose sbagliate perché si è sempre fatto così.

Il problema qui non è che non girano soldi, ma quanti alla fine te ne rimangono attaccati e che margini di manovra tu hai nell’allocare il denaro.

Tantissime associazioni lavorano in perdita o in quasi pareggio, non riuscendo così ad avere fondi da accantonare per eventuali imprevisti o per investimenti.

Perché succede questo? Il problema di fondo è prima di tutto un problema di mentalità. In Italia le associazioni non sono quasi mai gestite con una logica imprenditoriale.

Quando diciamo che il presidente di un’associazione deve essere un imprenditore del no profit ci prendono per pazzi o per blasfemi.

Tutto perché ancora oggi quando si pensa al no profit si pensa a persone che hanno fatto voto di povertà, a un sistema basato su volontariato e beneficienza.

Non che questo non esista nel mondo delle associazioni, ma dobbiamo anche guardare la realtà per quella che è.

Le associazioni in Italia ormai sono una realtà importante, e moltissimi sono anche coloro che lavorano in questo settore.

Nel paese degli artigiani, dei liberi professionisti a partita iva e delle piccole media imprese, una associazione sportiva media movimenta molti più soldi della partita iva e magari dà da mangiare a 5/ 10 persone.

Cosa voglio dire con questo? Che molte associazioni hanno già la dimensione e il peso per essere paragonate a una azienda, ma spesso il primo a non capirlo è proprio il presidente o il dirigente che le guida.

Questo si porta dietro tutta una serie di errori, sia di strategia che operativi.

Il problema è che per cambiare il tuo punto di vista su come gestire l’associazione ti serve qualcuno che possa darti un supporto e ti aiuti a riflettere sugli aspetti gestionali e organizzativi della tua associazione, ma che contemporaneamente conosca bene i limiti (ma anche le opportunità) riservate al no profit, sia per evitare che tu faccia errori sia per farti approfittare di un vantaggio fiscale che magari neanche sapevi esistesse.

Capisci che questo modo di lavorare è lontano anni luce dal cugino commercialista che ti invia l’F24 da pagare. Stiamo parlando di due livelli di consulenza completamente diversi.

Ora la domanda che devi farti è: tu su quale livello vuoi giocare con la tua associazione?

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A presto

Stefano Marini

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