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17 Maggio 2016

Come (sbagliando) i politici vedono le Associazioni

Giovanni Damiano Dalerba Scritto da Giovanni Damiano Dalerba
Categoria dell'articolo: Gestione dell'associazione
Come (sbagliando) i politici vedono le Associazioni

Qualche sera fa mi trovavo ad un confronto elettorale in una città in Provincia di Milano oltre i 35mila abitanti. A scanso di equivoci è bene sappiate che erano presenti candidati di tutti gli schieramenti possibili ed immaginabili.

Come sapete in tutti (o quasi) i comuni di Italia si piange miseria per cui mancano sempre i soldi per fare questo o quello. In particolare l’Italia è piena di beni pubblici (parchi, giardini, ville, musei, zone verdi, aree archeologiche e chi più ne ha più ne metta) non utilizzati per mancanza sia di personale che di soldi per la loro manutenzione.

È normale quindi che venga fatta una domanda di questo tipo ai candidati: “Cosa farà per restituire alla città l’Area del Parco del Vattelapesca?“.

Sapete qual è (e quale è stata nel dibattito cui ho assistito) la risposta tipo di tutti i candidati al di là del colore politico? “Chiederemo alle Associazioni del Territorio, che tanto stimiamo e che tanto già fanno, di occuparsi anche di questo“.

Ora, da un parte è senz’altro gratificante per un volontario o un Presidente di Associazione sentir parlare bene di sé in campagna elettorale ma in questa risposta c’è un ragionamento nascosto davvero fastidioso: le Associazioni sono un fornitore di servizi a basso costo che può essere sfruttato per far risparmiare dei soldi ai Comuni.

Sono cioè dei limoni da spremere. Perchè?

Perchè il politico medio parte da questi 2 presupposti sbagliati:

1. Tanto i volontari lavorano gratis. Quindi l’Associazione ha meno costi. Quindi il Comune non servi che paghi l’Associazione se non con un contributino.

2. Tanto il servizio che può dare una Associazione con i suoi volontari ha la stessa qualità di quello che può dare una Azienda Profit.

 

PERCHÈ SONO PRESUPPOSTI SBAGLIATI?

1. In primo luogo i VOLONTARI non LAVORANO. Sembra un’affermazione strana ma in realtà è il cuore del problema: chi lavora è un LAVORATORE, chi fa volontariato è un VOLONTARIO.

NON SI PUÒ chiedere ad un volontario di lavorare gratis.

PUÒ essere sgradevole chiedere ad un lavoratore di svolgere le sue mansioni abituali a titolo gratuito come forma di volontariato (ma è possibile).

MA COSA DISTINGUE VOLONTARIATO e LAVORO?

Più semplice di quel che si creda. Il rapporto di volontariato NON è SUBORDINATO. Non solo quindi non c’è retribuzione ma nemmeno un capo che possa dire quel che c’è da fare, obblighi di orario o di mansioni da svolgere, ferie e permessi o certificati medici da portare in caso di assenza; non ci può essere nemmeno una valutazione dell’operato.

Perchè è così? Essenzialmente perchè la SCHIAVITÚ è stata abolita in Italia sin dal 1740… battute a parte è chiaro che lo Stato debba porre un limite a tutela dei disoccupati (non è corretto che ci siano persone che lavorino gratuitamente e tolgano il pane di bocca a chi è senza lavoro) senza contare i dilemmi etici sul piano contributivo e sulle prestazioni in nero mascherate da “volontariato”.

Potete capire quindi sia praticamente impossibile che una Associazione riesca con dei volontari a garantire, ad esempio, degli orari di apertura di un Servizio. Ma, a monte, è proprio sbagliato che sia il singolo Comune a pensare di poter pretendere un simile impegno ad una Associazione. A meno che…

A meno che l’Associazione non assuma dei veri e propri lavoratori stipendiati. Ma poichè i costi del lavoro sono praticamente identici per Aziende Profit e Enti No Profit, non esiste risparmio economico per l’Associazione che quindi non ha reali vantaggi da proporre al Comune di turno (se non i minori vincoli e i minori passaggi burocratici potendo, in qualche modo, svicolare dal Codice degli Appalti Pubblici; senza tralasciare i vantaggi “politici” di favorire organizzazioni e persone vicine al proprio elettorato).

2. Per gli ovvi motivi di cui sopra se una Associazione decide di avvalersi di volontari e non di personale retribuito è ovvio ed evidente che difficilmente potrà garantire un VERO servizio alla cittadinanza (banalmente, come potrebbe GARANTIRE degli eventuali orari di aperture se i volontari possono decidere di fare quel che gli pare, quando pare loro?).

 

CONCLUSIONI

Ai Politici che vogliono affidarsi alle Associazioni del Territorio dico: occhio, non è tutto ora quel che luccia.

Ai dirigenti di Associazione che vogliono dedicarsi a Servizi per le Pubbliche Amministrazioni: occhio, siete sicuri di saper fare gli imprenditori? Attenti alle Convezioni che andate a firmare…

 

Buona Associazione a tutti.

 

PS.

Una nostra lettrice, Lorella, ci segnala questo articolo con delle dichiarazioni del Ministro Giannini assolutamente ESEMPLIFICATIVE di quello che stiamo dicendo: “Se il progetto che sperimenteremo quest’estate andrà bene, perché no?” risponde il ministro. Ma i docenti come saranno coinvolti in tutto questo? “Non sono obbligati a partecipare – dice la Giannini -, lo farà solo chi vorrà. E ci sarà un compenso, ma non molto alto”. Al resto ci penseranno associazioni di volontariato e per ogni città ci sarà un bando pubblicato sul sito areearischio.it per organizzare le équipe che seguiranno i ragazzi.

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