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26 Ottobre 2015

Il calcio smette di andare a caccia di talenti e inizia a coltivarli: nascono i centri federali

Giovanni Damiano Dalerba Scritto da Giovanni Damiano Dalerba
Categoria dell'articolo: Formazione per Dirigenti
Il calcio smette di andare a caccia di talenti e inizia a coltivarli: nascono i centri federali

Via libera a 70 centri federali: il progetto messo a punto dal presidente Carlo Tavecchio e dal dg Michele Uva è stato presentato ufficialmente giovedì 22 ottobre in occasione del consiglio federale.

“In Italia ci sono 800.000 ragazzi under 17, è arrivato il momento che qualcuno se ne accorga. Basta spese in Sudamerica…”, disse tempo fa il presidente della Figc.

E’ stato fatto già un buon lavoro, di cui si vedranno i frutti nei prossimi anni, con il presidente del settore giovanile e scolastico, Vito Tisci. Ora, ecco i centri federali, le scuole per i futuri talenti: Tavecchio ci teneva molto, faceva parte del suo programma elettorale. L’Italia si ispira alla Germania, il modello tedesco prevede 366 centri federali di base distribuiti su tutto il territorio, e ogni centro gestisce 30 club non professionistici.

In Italia in principio i centri federali per lo sviluppo del calcio giovanile saranno circa 70 e dovrebbero coprire ogni Regione: verranno utilizzate strutture già esistenti della Lega Dilettanti, oppure verranno affittati campi della Figc. I ragazzi coinvolti avranno dai 12 ai 14 anni, e saranno seguiti da tecnici di provata capacità. A regime, i centri saranno circa 200. All’inizo verranno spesi circa 4 milioni di euro con il coinvolgimento futuro di sponsor: le cose, assicurano da via Allegri, verranno fatte nella massima trasparenza. Siamo in Italia, e si sa che quando girano i soldi rischiano di avvicinarsi i “furbetti del quartierino”. I centri saranno, giustamente, aperti anche alle ragazze.

L’Italia riparte dai giovani, con la speranza che in futuro i baby-talenti non scappino più. Altrimenti per le nostre Nazionali sarebbe davvero un dramma.
Deciso anche che in futuro ci dovrebbe essere un’unica Lega, fra B ed ex serie C (che assorbe 23 milioni di mutualità). Il prossimo presidente della Lega Pro, quando si voterà, avrà non poche problemi da risolvere.

E mentre si inizia a buttare le basi dei centri federali in Italia per far crescere i giovani dilettanti, dall’Inghilterra arriva una storia che può essere d’ispirazione per tutti i giovani talenti che attualmente sognano solamente il salto nel calcio professionistico. Come molti dei nostri anche lui non aveva uno stipendio, al massimo ogni tanto riceveva un rimborso spese. E il ricordo non è poi così lontano per Jamie Vardy, che ora è il capocannoniere della Premier League ed è stato anche convocato nella nazionale inglese dal ct Roy Hodgson. Nel 2012, quando aveva già venticinque anni, l’attaccante del Leicester di Claudio Ranieri giocava nel campionato “Conference”, in quinta categoria, che in Italia corrisponde all’Eccellenza. Era un calciatore dilettante.

Vardy, in quel periodo, era un tesserato del Fletwood Town. Adesso è in prima pagina, ma il sentiero per uscire dall’anonimato è stato lungo e complicato. Ha rischiato di rimanere ai margini. Una corsa a ostacoli, lenta e faticosa. Classe 1987, ha trovato prestigio e applausi solo ora che ha ventotto anni. La svolta è legata all’estate del 2012, quando i dirigenti del Leicester decidono di concedergli un’opportunità, dopo averlo scoperto nel Fletwood Town: per il suo cartellino spendono un milione e duecentomila sterline. Una cifra giustificata dai numeri di Vardy: trentuno gol in trentasei partite in “Conference”, nella stagione 2011-12. Così arriva il salto nei professionisti e l’ingresso in Championship, la serie B inglese.

Nel 2011 è passato al Fletwood per trentacinquemila euro. Nel 2015 invece ha esordito nella nazionale inglese, entrando al posto di Rooney a un quarto d’ora dalla fine, durante l’amichevole con l’Irlanda (0-0).

Speriamo che con i nuovi centri federali ci capiti sempre più spesso di raccontare storie come quella di Vardy anche qui nel Belpaese, ovviamente mentre si segue la crescita dei nostri giovani nell’attesa che diventino le prossime stelle della Serie A.

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2 risposte a “Il calcio smette di andare a caccia di talenti e inizia a coltivarli: nascono i centri federali”

  1. Rispondi
    franco delnevo

    salve sono uno degli allenatori del valgotra academy. (pagina facebook)..albareto prov di parma.vorrei maggiori informazioni su queste proposte e a chi mi dovrei rivolgere per chiarimenti

    • Rispondi
      TeamArtist

      Si rivolga alla FIGC.