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21 Giugno 2017

Scopri i 5 punti occulti della Riforma del Terzo Settore che costeranno 2 MILIARDI alle Associazioni

Giovanni Damiano Dalerba Scritto da Giovanni Damiano Dalerba
Categoria dell'articolo: Adempimenti Fiscali, Contabili e Gestionali
Scopri i 5 punti occulti della Riforma del Terzo Settore che costeranno 2 MILIARDI alle Associazioni

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“Di buone intenzioni sono lastricate le strade dell’inferno”. Questo vecchio modo di dire bene si applica alla recente proposta di legge di Riforma del Terzo Settore. Promosso dal Governo Renzi prima ed oggi dal Governo Gentiloni, questo provvedimento infatti fa acqua da tutte le parti.

Nato per cercare di risolvere alcuni problemi “storici” del Terzo Settore si è via via trasformato per le pressioni dei diversi Gruppi di potere italiani, diventando un’assurda e incomprensibile accozzaglia di nuove norme e normettine (spesso in contraddizione tra loro) che andranno a costringere alla chiusura decine di migliaia di buone Associazioni No profit in tutta Italia (salvando invece un enorme numero di false Associazioni che sapranno pagare i giusti professionisti per continuare ad operare comunque) e ad aumentare enormemente i costi operativi di tutte le altre che decideranno di continuare le loro attività.

Dai conti che abbiamo fatto, è bene dirlo, sono esclusi tutti i costi delle ore/lavoro che i volontari e i dipendenti delle Associazioni no profit italiane dovranno spendere per adattarsi ed attuare questa Riforma. Abbiamo quindi incluso i soli costi verso professionisti esterni.

Questo articolo vuole essere solo il primo di una serie sulla Riforma del Terzo Settore, divisi per ambiti: in questo parliamo solamente dei maggiori costi e non delle contraddizioni che contiene, delle ambiguità e di tanti altri difetti di cui è piena.

Lo scopo di TeamArtist, dopo aver studiato a fondo il testo della Riforma, è di convincere i parlamentari italiani a NON APPROVARE questa Riforma. Purtroppo, infatti, piuttosto che portare avanti un testo simile è consigliabile rimanere nello stato attuale per non finire dalla padella alla brace. “La gatta frettolosa fa i micini ciechi”… anche questo modo di dire si adatta perfettamente alla situazione.

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UN SACCO DI SOLDI da versare ai NOTAI e allo STATO a spese delle Associazioni No Profit

1. Tutte le Associazioni No Profit italiane (pardon, gli “Enti del Terzo Settore”), in virtù dell’articolo 12 comma 1 della riforma dovranno convocare una Assemblea Straordinaria dei Soci e provvedere alla modifica statutaria della propria Denominazione sociale: “La denominazione sociale, in qualunque modo formata, deve contenere l’indicazione di ente del Terzo Settore o l’acronimo ETS”. Peccato che molte Associazioni No Profit (circa 50mila) siano state fondate in atto pubblico e per questo motivo dovranno sborsare circa 1.000 euro di costi notarili per questo scherzetto (tolti i costi operativi che non vengono mai calcolati dell’organizzare una Assemblea Straordinaria dei soci e tutto quello che ne consegue). Mentre tutte le altre (circa 450mila) dovranno provvedere ad una nuova Registrazione presso gli Uffici del Registro della Agenzia delle Entrate ad un costo di circa 300 euro (tra imposta di registro e marche da bollo). PS: ci sono anche altri 11 punti della Riforma che imporranno modifiche statutarie… ma serve un articolo dedicato solo a questo per approfondire l’argomento.

Stiamo parlando di circa 50 milioni di euro regalati ai notai e di 135 milioni di euro incassati dallo Stato.

Ah, attenzione: da questo provvedimento sono però esentati i soli Enti Religiosi…

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UN SACCO DI SOLDI per i COMMERCIALISTI a spese delle Associazioni No Profit

2. Grazie all’articolo 13 della riforma si introduce l’obbligo di redarre un vero e proprio Bilancio (e non più un semplice REFA) e che tale Bilancio sia anche depositato. Computando come costo medio (tabellare dell’Associazione Nazionale Commercialista) di redazione di un Bilancio 600 euro (stando davvero bassi) per 500mila Associazioni No Profit si parla di circa 300 milioni di euro di nuovi Costi.

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UN SACCO DI SOLDI per le ASSICURAZIONI a spese delle Associazioni No Profit

3. Tutte le Associazioni No Profit italiane/ Enti del Terzo Settore, in virtù dell’articolo 18 comma 1 della riforma, che si avvalgono di volontari dovranno “assicurarli contro gli infortuni e le malattie connessi allo svolgimento dell’attività di volontariato, nonché per la responsabilità civile verso i terzi”.

Prendiamo il caso di un papà che porta i bambini della Banda a suonare alla Sagra Religiosa… Se sta agendo in nome e per conto dell’Associazione sicuramente i danni che lui potrebbe provocare a Terzi e a sé stesso saranno già coperti dalla RCT in carico al Presidente e Responsabile Legale dell’Associazione stessa. Prevedere una seconda polizza, doppia, rispetto a quella del Presidente non solo è inutile (in Italia risponde per legge sempre e solo UNA sola Assicurazione nel caso di risarcimento danni, anche se nei hai fatte 10) ma costituisce un enorme spesa economica.

Facciamo due calcoli? I volontari in Italia sono 6 milioni. Una polizza a tutela del volontario che preveda anche una RCT non può costare MENO di 150 euro annui. Stiamo parlando di un regalo da 900 milioni di Euro alle Compagnie di Assicurazioni italiane.

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UN SACCO DI SOLDI per gli AVVOCATI a spese delle Associazioni No Profit

4. Questa è più sottile e più delicata da raccontare. E’ nascosta all’interno dell’articolo 29 “Denunzia al tribunale e ai componenti dell’organo di controllo”. Si scrive, nella sostanza, che se il 10% degli associati di una Associazione ravvisano delle irregolarità possono fare una denuncia in Tribunale (applicando l’articolo 2409 del Codice Civile) e il Tribunale è OBBLIGATO a prendere tutta una serie di provvedimenti.  Immaginiamo già cosa succederà, ad esempio, nelle Associazioni Anziani o di Pensionati degli 800 comuni d’Italia, composti in media da 40-50 persone. Basteranno 4-5 vecchietti bizzosi per creare un casino pazzesco nelle procure di tutta Italia (già oberate di lavoro) e foraggiare frotte di legali.

Il costo di questo provvedimento è difficile da valutare. Ma visto che un Avvocato per seguire un primo grado civile chiede in media circa 4.000 euro, se prevediamo un 1% di denunce annue, possiamo calcolare circa un costo per le Associazioni italiane di 20 milioni di euro all’anno.

Ovviamente anche da questo provvedimento, stranamente, sono però esentati i soli Enti Religiosi…

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UN SACCO DI SOLDI per i REVISORI CONTABILI a spese delle Associazioni No Profit

5. Articolo 30 “Organo di controllo”, comma 5. Si impone Alle Associazioni No Profit italiane che abbiano certe caratteristiche (attivo nello stato patrimoniale superiore ai 110mila euro o Entrate superiori ai 220mila euro annue o 5 dipendenti) di avere un Organo di Controllo (quello che si è sempre chiamato il “Collegio dei Revisori” TUTTI scelti nell’albo dei Revisori Contabili.

Poichè la media dei compensi di UN revisore contabile iscritto all’albo è in media MINIMO 7.000 euro all’anno se immaginiamo che le Associazioni no profit chiamate a quest’obbligo siano circa 50mila in tutta Italia, possiamo dire che questo extra costo sia di circa 350 milioni di euro/anno in più per le Associazioni No Profit italiane.

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E questo è tutto. Domanda: il tuo ente di affiliazione nazionale ti aveva già spiegato tutti questi maggiori costi a cui la tua Associazione andrà incontro?

Ah no? Ma hai capito che è necessario che tu lo capisca e sia cosciente di ciò a cui stai andando incontro?

Questa la vera domanda a cui dare una risposta. Noi di TeamArtist stiamo studiando questo argomento da diversi mesi ed abbiamo approntato un convegno ad hoc in cui ti presenteremo anche un quadro generale delle spese che dovrete sostenere, sia obbligatorie che opzionali.

L’incontro è previsto per Giovedì 8 febbraio alle ore 20.15 a Roma, presso l’Hotel  SINA BERNINI BRISTOL di Piazza Barberini 23. Il costo del biglietto è di euro 50.

>>> Per acquistare il tuo biglietto clicca qui <<<

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16 risposte a “Scopri i 5 punti occulti della Riforma del Terzo Settore che costeranno 2 MILIARDI alle Associazioni”

  1. Rispondi
    Michele Razeti

    Buongiorno,
    le modifiche statutarie necessarie per adeguare denominazione e altre parti dello statuto alla Riforma non dovrebbero essere esenti dalle imposte di bollo e di registro, per chi è già iscritto ad uno degli attuali registri o affiliato ad un ente nazionale, in base all'articolo 82 della legge stessa (in particolare commi 3 e 5)?
    Grazie e buon lavoro.

    • Rispondi
      TeamArtist

      Purtroppo senza i decreti attuativi non lo possiamo ancora sapere

  2. Rispondi
    Antony

    Salve,
    sto per fondare una nuova associazione culturale, insieme ad altri 4 soci fondatori.
    Potreste gentilmente anticipare qui, anche come elenco sintetico, le altre 11 modifiche statutarie che presto saranno per tutti necessarie? Vorrei infatti evitare, se possibile, di presentare nei prossimi giorni lo statuto all'Agenzia delle Entrate e ritrovarci poi a doverlo già modificare.
    Vi ringrazio fin d'ora per la professionalità e la qualità del vostro servizio.

    • Rispondi
      TeamArtist

      Mi sembra legittima la preoccupazione quella di non rischiare di fare uno statuto nuovo che vada poi corretto e nuovamente registrato dopodomani.
      Infatti non dovresti occupartene tu, ma farlo fare direttamente ad un professionista.

  3. Rispondi
    Vincenzo Di Bari

    Quanto detto in questo articolo vale anche per le APS?
    Cordialità

    • Rispondi
      TeamArtist

      Si.

  4. Rispondi
    Roberta Andreini

    Ci si meraviglia per una Riforma del Terzo Settore fatta con i piedi?
    Riuscite a darmi una risposta in merito a quanto accaduto a noi?
    Anno 2005- una P.A. ci concede in comodato d'uso gratuito in forma verbale, davanti ad un pubblico di 50 persone, dichiarando le condizioni della concessione, l'ambiente per alcune ore settimanali per l'attività della nostra ASD.
    Anno 2012- a nostre spese provvediamo ad attrezzare didatticamente l'ambiente, consentendo che il Comune lo dia in locazione ( con possibilità di uso della nostra attrezzatura e perciò lucrando sulla stessa, senza dare nulla a noi in proposito) ad altre Associazioni.
    Anno 2015_ cambia l'Amministrazione e la nuova ci dice di andarcene, ma ci impedisce di riprenderci l'attrezzatura didattica, in cambio del comodato d'uso, e ci chiede € 14.000 per "occupazione abusiva dell'ambiente", ritenendo "nullo" il contratto verbale di comodato della precedente Amministrazione.
    Procedo a denuncia alla Procura della Repubblica per appropriazione indebita, ma la denuncia viene archiviata " perché l'oggetto è di ordine civilistico ( allora il furto non è più un reato penale?)
    Intanto, senza più ambienti né attrezzatura sono costretta a chiudere l'attività della ASD e a "mandare a spasso" ben 25 istruttori. Che ne pensate?ù
    Vi ringrazio se mi potrete rispondere.
    Roberta Andreini

    • Rispondi
      TeamArtist

      Che dire Roberta? Semplicemente vergognoso...

  5. Rispondi
    Elisabetta

    Ma questa nuova normativa riguarda solo le onlus o tutte le associazioni, per esempio quelle culturali?

    • Rispondi
      TeamArtist

      Al momento, tutte.

  6. Rispondi
    Silvano Brandi

    Buongiorno
    Al momento di una variazione dello statuto varierà anche il codice fiscale p. Iva?

    • Rispondi
      TeamArtist

      No.

  7. Rispondi
    Pietro Bratta

    Ma tutto questo da quando sara' operativo?

    • Rispondi
      TeamArtist

      Se passa il 1° Luglio come dicono, dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale a seguire... Diciamo entro il 2017.

  8. Rispondi
    Luigi

    Ma per le piccole associazioni di volontariato c'è qualche agevolazione. Ad esempio con meno di 5000 euro e senza dipendenti?
    Grazie

    • Rispondi
      TeamArtist

      No, nessuna. Solo costi in più.