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08 Febbraio 2016

Anche delle Associazioni Sportive coinvolte nel Maxi Scandalo dell’affittopoli romana

Giovanni Damiano Dalerba Scritto da Giovanni Damiano Dalerba
Accertamento e Controllo Fiscale
Anche delle Associazioni Sportive coinvolte nel Maxi Scandalo dell’affittopoli romana

Si arricchisce di un nuovo capitolo la saga romana di Affittopoli: tra i beni del Campidoglio dati in affitto a canoni scandalosamente bassi, spuntano ora anche una lunga serie di impianti sportivi, molti dei quali utilizzati come esclusivi sport club da parte di Associazioni Sportive Dilettantistiche. Basti pensare che lo stadio all’interno delle Terme di Caracalla porta nelle casse dell’amministrazione capitolina appena 51,76 euro l’anno, ovvero 4 euro e 31 centesimi al mese.

Circoli ippici e Palazzetti dello Sport in saldo: tra i tanti spunta per esempio il Palazzetto dello Sport progettato da Nervi e realizzato per le Olimpiadi del 1960: è in concessione per 500 euro la mese. Il Galoppatoio di Villa Borghese, sede di un prestigioso concorso ippico internazionale, invece ogni mese stacca un assegno di appena 231 euro.

Contratti scaduti o abusivi, così Roma perde la sua ricchezza. Secondo il censimento della Commissione speciale per la Razionalizzazione della spesa sono almeno 160 i contratti stipulati tra il Campidoglio e le Associazioni Sportive, metà dei quali abusivi: alcuni perché i contratti di affitto risultano scaduti, altri perché sono stati firmati a distanza di anni dall’inizio della concessione o prorogati in maniera indebita senza il necessario bando.

Il tutto grava, come sempre, sulle finanze dei cittadini italiani. Finora censiti sprechi per 1.001 milioni l’anno (riporta il Fatto Quotidiano). A fronte – per capirsi ancor meglio – di canoni da 5mila euro al mese per le abitazioni, sugli stadi e impianti simili il Comune chiede appena 4 euro e 31 centesimi. 

Le cause di questo campione dell’assurdo, sono il “mancato aggiornamento delle concessioni, il mancato adeguamento dei canoni di affitto, il mancato controllo sugli investimenti realizzati dai concessionari”, precisa la Commissione Speciale per la Razionalizzazione. E, come non bastasse, la “morosità di buona parte degli affittuari”.

Ma attenzione: le ASD sono associazioni no-profit. Si deve quindi fare attenzione a mettere tutti nello stesso calderone: che le no-profit paghino degli affitti ridottissimi è anche giusto, entro certi limiti però.

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