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26 Novembre 2015

La costruzione degli impianti sportivi e la loro gestione: un processo non sempre limpido

Giovanni Damiano Dalerba Scritto da Giovanni Damiano Dalerba
Categoria dell'articolo: Costituire Associazione
La costruzione degli impianti sportivi e la loro gestione: un processo non sempre limpido

Assistiamo ultimamente ad un fenomeno molto particolare in termini di gestione di impianti sportivi di nuova realizzazione tramite Associazioni di ancor più recente costituzione. Difficile pensare che siano tutte coincidenze, quindi bisogna pensare che questo schema nasconda qualcosa dietro:

 >>> Lo schema che NON funziona: 

SOCIETA’ IMMOBILIARE -> COSTRUISCE IMPIANTO -> I SOCI DELL’IMMOBILIARE COSTITUISCONO ASD/SSD – > LA SOCIETA’ IMMOBILIARE AFFITTA ALLA ASD/SSD. <<<

Il sospetto è che risulti conveniente realizzare e attrezzare un impianto sportivo decidendo, poi, di non gestirlo direttamente, ma di utilizzare invece una Società o Associazione Sportiva Dilettantistica (SSD o ASD) costituita ad hoc dalle stesse persone o da prestanomi.

Vediamo ora quali potrebbero essere le motivazioni di questo comportamento e le conseguenze sotto il profilo fiscale.

La fattispecie descritta ricade nei casi disciplinati dall’articolo 37, comma 3, D.P.R. 600/1973 secondo cui “in sede di rettifica o di accertamento d’ufficio sono imputati al contribuente i redditi di cui appaiono titolari altri soggetti quando sia dimostrato, anche sulla base di presunzioni gravi, precise e concordanti, che egli ne è l’effettivo possessore per interposta persona”.

Leggendo la normativa appaiono chiari i problemi rappresentati dal comportamento descritto inizialmente (costruttori=soci della A.S.D. / S.S.D. che vanno a gestire o loro prestanomi – parenti, amici, cuggini, conoscenti pagati ad hoc, malavitosi provenienti da ambiti mafiosi etc etc).

Quindi, qualora si dimostrasse che la gestione in capo alla Associazione/Società Sportiva sia tesa esclusivamente ad ottenere riduzioni di imposte altrimenti indebite, l’ente di controllo potrebbe ritenere “simulato” il contratto di affitto d’azienda tra immobiliare e sportiva. Ciò porterebbe a ricostruire in capo alla Società Immobiliare (o costruttrice) il reddito conseguito, con relativa quantificazione delle imposte dirette e dell’Iva evasa in quanto la Associazione/ Società sportiva avrebbe illegittimamente usufruito delle agevolazioni previste. Potrebbe anche accadere che si ricostruisca tutto in capo alla sportiva facendogli perdere però il diritto a qualsivoglia forma agevolativa.

Qualcuno potrebbe allora obiettare: perché non si trasforma la Società Immobiliare in Associazione/ Società sportiva e si risolve il problema?

E qui sta il punto perché così facendo si legittimerebbe la situazione ma … si perderebbe il controllo del patrimonio.

Per evitare tale rischio è necessario dimostrare la completa estraneità tra i due soggetti (dal punto di vista delle quote di controllo) e la corresponsione di un canone che sia per l’immobiliare “economicamente conveniente. Ciò significherebbe diversificare gli amministratori tra le due realtà e adeguare il canone corrisposto dalla Associazione/ Società sportiva che dovrà essere equiparabile agli standard di mercato.

Ma se il canone fosse di mercato, l’Iva a carico della sportiva salirebbe, con notevole riduzione della “convenienza” ad attivare un processo come quello descritto fin qui.

Ad avviso dell’Ufficio Amministrazione finanziaria, in questo caso, oltre alla tutela del patrimonio, i soci conseguono, con la riscossione del canone di affitto da parte della Società Immobiliare, la possibilità di trasferire “l’utile di esercizio” in capo alla società profit, con conseguente diritto alla distribuzione del medesimo e alla quota parte dei beni residui in caso di scioglimento.

Infatti, anche ove la immobiliare non distribuisse utili, accumulerebbe risorse e patrimonio in favore dei propri soci che vedrebbero le quote della Società in loro possesso, in questo caso sicuramente cedibili, aumentare di valore.

È evidente che, anche in questo caso diventerebbero illegittime tutte le esclusioni da imposta utilizzate come Associazione/ Società Sportiva e conseguente recupero a tassazione delle attività economiche svolte. Ciò evidenzierebbe quindi che ogni scappatoia percorribile è ugualmente osservata dagli enti di controllo che hanno previsto per ogni caso sanzioni e controlli adeguati. 

 

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8 risposte a “La costruzione degli impianti sportivi e la loro gestione: un processo non sempre limpido”

  1. Rispondi
    Michele

    Salve, nel nostro comune c'è un campo sportivo abbandonato da quasi 20 anni, noi vorremmo raccogliere fondi per poterlo risistemare e successivamente gestirlo in seno alla comunità del quartiere. Dando per scontato che il tutto lo potremmo fare solo con un accordo formale con l'amministrazione comunale, il dubbio che abbiamo riguarda la forma associativa che dovremmo assumere, ovvero:
    1. dovremmo costituire un comitato cittadino oppure una ASD?
    2. Sappiamo che un comitato può raccogliere fondi per una causa e che termina il suo scopo con il raggiungimento dell'obiettivo, come potrebbe poi gestire quel bene recuperato?
    3. D'altra parte una ASD potrebbe gestire quel bene, ma ci sembra di aver capito che ha delle limitazioni riguardo alla raccolta fondi (2 raccolte annue e massimo 51 mila euro) avete un suggerimento da darci?
    4. infine le raccolte fondi sul web tramite piattaforme di fundrising sono da considerarsi cumulative con quelle 2 annuali consentite alle associazioni?

    • Rispondi
      TeamArtist

      1. Un Comitato.
      2. Trasformando al termine del lavoro del Comitato, il Comitato stesso in una ASD (o altra idonea forma).
      3. Quel limite riguarda anche i Comitati ma a mio parere non lo avete compreso: tale limite è per gli eventi di raccolta fondi commerciali, non per quelli istituzionali.
      4. Dipende da come si svolgono.

  2. Rispondi
    Giuseppe

    Salve, con la nostra associazione sportiva di calcio a 5, abbiamo preso in gestione un impianto sportivo con due campi di calcio a 5. Quando l'attività della squadra presso il campo è terminata, vorremmo affittare, per la classica partita di calcetto, i campi a privati.
    1. Ma per giocare nella nostra struttura dobbiamo tesserare tutti quanti?
    2. e se il campo è richiesto in affitto da un'altra associazione sportiva, come ci si deve comportare? Grazie

    • Rispondi
      TeamArtist

      1, Non necessariamente, possono essere clienti (entrata commerciale)
      2, Legga questo nostro post

      • Rispondi
        Giuseppe

        1.quindi a fine attività bisogna rilasciare a ciascun giocatore una ricevuta fiscale, giusto?
        2.in caso di infortuni, sono coperti dall'assicurazione dell'impianto?

        • Rispondi
          TeamArtist

          1.Si, va bene la ricevuta
          2. Che assicurazione avete?

  3. Rispondi
    Davide

    Sono Davide, tesoriere di una APS teatralei Genova. Vi seguo anche su Facebook e trovo sempre utili e interessanti i vostri consigli!

    Avrei un quesito in materia di assicurazioni tra associazioni e soci.

    noi siamo una scuola di Teatro d' improvvisazione con una quarantina di soci (2 insegnanti e il resto allievi) e siamo abbastanza in linea con le necessarie pratiche burocratiche ( statuto, regolamento interno, assemblee, bilanci annuali, dichiarazione dei redditi, ecc...)

    Purtroppo la sede operativa dove ci alleniamo non è un teatro, ma è una palestra di una ASD.

    tra noi e loro esiste una lettera privata di contributo spese di bollette (acqua, luce, riscaldamento e spese condominiali) ma anche quest' anno ci hanno chiesto di versare 10 Euro per ogni nostro socio come iscrizione alla loro associazione per coprire l' assicurazione.

    dato che noi come associazione teatrale paghiamo già ogni anno l' assicurazione per infortunio dei soci e per responsabilità civile (poiché esibendoci in teatri non nostri, esiste la possibilità che uno o più soci arrechino danno a strutture di terzi), mi chiedevo se fosse possibile evitare di dover pagare anche alla ASD tale loro quota, poiché già abbiamo una assicurazione intestata alla nostra associazione e la Nostra Presidente è già responsabile per i nostri soci.

    ti chiedo questo perché questi 10 Euro che l' anno scorso ho versato per ogni socio (tot 370 Euro) mi sembrano proprio uno spreco.

    inoltre questa assicurazione aggiuntiva non l' abbiamo ricaricata sulla quota associativa portandola a 70 euro (ad oggi è 60 euro), poiché per varie motivazioni non possiamo aumentarla.

    E' possibile che alla ASD della palestra noi ci associamo direttamente come APS, anche se tale associazione è composta da soci?

    in tal caso verseremmo alla ASD che ci ospita 10 Euro per far associare la nostra APS e così loro sono a posto dal punto di vista assicurativo?

    sto cercando di capire queste cose, poiché tra noi APS e le Responsabili di questa palestra di danza e fitness esiste un buon rapporto civile di collaborazione, ma dal punto di vista burocratico non ho mai chiesto loro niente (statuto, elenco soci, documenti assicurativi, ecc..)

    Temo che per loro la quota che noi versiamo di 10 euro per ogni nostro socio sia banalmente un' entrata, che non corrisponde ad una reale uscita per un servizio assicurativo: ma per appurarlo prima vorrei avere delle informazioni su cosa sia effettivamente possibile fare.

    ho provato a cercare informazioni su internet, ma senza risultati.

    ti ringrazio anticipatamente per eventuali dritte o consigli che vorrai darmi!

    un grande saluto,

    Davide

    • Rispondi
      TeamArtist

      Difficile da dire dall'esterno se corretto oppure no, ma detta così sembra quasi che per l'ASD sia solamente un'altra entrata.
      Legga questo nostro post