Attendi...

Scarica gratis la nostra NUOVA guida per evitare le multe

Per il nuovo GDPR Regolamento UE 2016/679 questa è una newsletter commerciale. Scopri di più.

Scarica gratis la nostra NUOVA guida per evitare le multe
Rimani sempre aggiornato, Diventa Fan di TeamArtist su Facebook!

Scarica gratis la nostra NUOVA guida per evitare le multe

Per il nuovo GDPR Regolamento UE 2016/679 questa è una newsletter commerciale. Scopri di più.

19 Ottobre 2015

Squadra che vince non si cambia, a meno che… Scopri perché la vittoria può dividere più che unire!

Giovanni Damiano Dalerba Scritto da Giovanni Damiano Dalerba
Categoria dell'articolo: Formazione per Dirigenti
Squadra che vince non si cambia, a meno che… Scopri perché la vittoria può dividere più che unire!

La squadra vince, è prima in classifica, ma in paese c’è lo stesso chi la critica. E non per questioni tattiche o di formazione, ma per il colore della pelle dei giocatori. Accade a Foresto Sparso, dove la squadra che partecipa al campionato di Terza categoria della provincia di Bergamo quest’anno è formata esclusivamente da ragazzi di origine africana. Dopo la retrocessione della passata stagione dalla Prima Categoria il presidente ha deciso di ripartire da zero: una situazione che gioco forza ha obbligato a una rifondazione della rosa, affidata al nuovo allenatore, Ndiaye Bassirou.

Ndiaye, senegalese, abita da anni proprio nel comune bergamasco e dopo una buona carriera da centrocampista ha iniziato a sedere in panchina.

Come si poteva intuire già dalla scelta del mister da parte della società l’idea di dare un segnale forte in chiave antirazzista c’era sin dall’inizio: poi però le cose hanno preso un’altra piega.

Il blocco dei ragazzi africani mostra già di che pasta è fatto con i primi risultati che si vedono già: quattro partite, tre vittorie e un pareggio, sette gol all’attivo e una difesa imperforabile, con nessuna rete subita in 360 minuti.

Squadra che vince, però, si discute, almeno da parte di alcuni residenti che non vedono di buon occhio l’iniziativa.

Non piace che a rappresentare il calcio locale fuori dai confini del paese sia una squadra di soli africani, come se dai vivai del territorio non uscisse alcun giocatore di talento, e per questo si punta l’indice contro il sindaco e la sua amministrazione, «colpevole» di aver concesso alla società l’utilizzo del campo comunale.

Difficile capire, in una situazione del genere, se si tratti di puro campanilismo o se ci sia anche qualche venatura di razzismo. E poi ci sarebbero vecchie ruggini tra le due polisportive del paese: una è quella della squadra a trazione africana, l’altra quella sta facendo crescere i ragazzi del settore giovanile, puntando proprio sui ragazzi del paese. Intanto però è dal campo comunale che stanno arrivando le risposte alle polemiche, dalla squadra di mister Ndiaye, ormai tra le favorite per la vittoria finale del campionato.

Dopo aver letto di quest’esperienza e grazie alla tua esperienza sul campo cosa ne pensi? Per come viene vissuto lo sport nei piccoli paesi pensi sia comprensibile l’atteggiamento dei cittadini che criticano oppure si devono sostenere in ogni modo tutte le attività contro il razzismo?

Scrivi la tua domanda GRATUITA qui

*: campi obbligatori